"Sono solo" il singolo di debutto da cantautore di Francesco Garolfi

Valutazione attuale:  / 0
ScarsoOttimo 
di Buttari Lia

Dopo aver collaborato con grandi astisti di fama internazionale, interpretando con personalità e sensibilità generi diversi, il compositore e musicista Francesco Garolfi ha pubblicato il suo primo singolo "Sono solo", facendo il suo debutto come cantautore.


Nella sua carriera Garolfi ha spaziato dal blues al rock, dall'indie alla world music e alla classica contemporanea, diventando uno degli artisti più apprezzati da Peter Wals, William Ferris Joe Boyd, Francesco De Gregori e tanti altri.

Nella sua musica, sia quella strumentale che quella cantautorale, Garolfi non ha barriere e, il suo modo di rendere personali i diversi linguaggi musicali, descrive e mette ben in evidenza il suo deisderio di farsi lui stesso espressione musicale di storie e vissuti di cui sente l'esigenza di esprimere.

"Sono solo" è il racconto disincantato di una umana resistenza, una promessa di fedeltà a dei valori con un appello alla comunione di solitudini affini. È un brano che unisce un testo potente e diretto a una voce calda e all'esigenza che è un segno distintivo di tutta la ricerca musicale dell'artista milanese.

Il pezzo è una canzone di protesta e allo stesso tempo uno stimolo alla riflessione. Garolfi ha voluto creare delle immagini vintage che sottolineassero il concetto di alienazione, che sfocia nel concetto di smarrimento e di solitudine figlio di questa modernità. La riflessione che nasce in questo brano non è fine a se stessa, ma dà anche una soluzione, ovvero l'unione tra coloro i quali, nonostante le difficoltà, riescono a mantenere uno sguardo e una percezione pura della vita.

Refrattorio alle etichette e ai generi, Francesco Garolfi mescola in "Sono solo" la canzone d'autore, con uno sguardo al sociale, ad atmosfere ipnotiche affini alla musica delle radici, nella migliore tradizione d'oltreoceano lasciando in chi l'ascolta un qualcosa su cui pensare.


Com'è nata la tua passione per la musica?
È nata da piccolo; in casa mia la musica è sempre stata nell'aria, nonostante i miei genitori non siano musicisti, e ne sono rimasto affascinato da subito. Mia madre e mio padre sono stati sempre presenti e molti attenti al mio processo di crescita, attraverso il dialogo e l'accoglienza. Questa è stata una grande fortuna per me e la chiave che mi ha permesso di comprendere e approfondire quel richiamo che sentivo forte nei confronti della musica prima e della chitarra subito dopo. La mia ricerca parte quindi da un confronto e da un'indagine introspettiva.

Come definiresti la tua musica?
E' una musica di ricerca. E' un po' lo specchio del mio cammino nel mondo, delle mie esperienze di vita e del mio percorso musicale e per questo si sviluppa in due forme espressive: c'è un canale da compositore di musica, un po' figlio dei molti anni di lavoro come chitarrista e arrangiatore anche per altri artisti, che è sfociato nei miei album Un Posto Nel Mondo e Wild. Il terzo album, seguito dei precedenti, uscirà a breve, nel 2019. Questo canale è quello più immaginifico, cinematico, che si potrebbe etichettare come sperimentale/ambient, in cui disegno paesaggi sonori aperti alla suggestione dell'ascoltatore. E c'è un altro canale da cantautore, che ho sempre tenuto nel cassetto e che ora ho deciso di aprire. E' una forma espressiva che si potrebbe etichettare come folk rock/alternative rock e si compone delle mie influenze musicali maturate in anni di tour e viaggi e delle influenze letterarie frutto dei miei anni universitari. Un mix tra cantautorato e influenze d'oltreoceano, evidenti nell'uso della lap steel guitar (nello stile di Ben Harper, David Lindley, Ry Cooder) e del fingerpicking. Questi due canali si completano e si integrano a vicenda e costituiscono il nucleo del mio percorso attuale e futuro.

A cosa ti ispiri per le tue canzoni?
Le mie canzoni si alimentano di vita, di musica, di silenzio e quindi nascono. Alcune molto rapidamente, altre maturano e crescono in varie elaborazioni per poi, nel tempo, trovare la propria forma compiuta. Per quanto riguarda le mie composizioni strumentali esse sono la trasposizione in musica di luce, colori, paesaggi, sensazioni. Basta ascoltare i brani Rosso o Wild per comprenderlo: la sfida che mi pongo è quella di dare forma, in musica, a ciò che è in continuo mutamento. Per questa ragione non descrivo e non racconto le mie composizioni strumentali, nemmeno definendole univocamente con i titoli che gli attribuisco. Sono attimi che cambiano e che vivono singolarmente in ogni ascoltatore, a ogni nuovo ascolto.
Per le mie canzoni cantautorali, invece, la storia è diversa. Sono fotografie di me e del mio tempo. Sono la traduzione in musica del mio essere uomo tra altri uomini, in questo specifico contesto storico, sociale e culturale. Non so fare diversamente. C'è chi è bravo a raccontare vicende o avvenimenti recuperati dalla storia, dal passato più o meno recente. Io no; le mie canzoni sono il frutto della mia esperienza diretta, contemporanea e mi espongono direttamente in prima persona. Sempre.

È uscito il tuo nuovo singolo "Sono Solo". Cosa racconti in questo brano?
"Sono Solo" è il mio primo singolo da cantautore ed è un racconto disincantato di resistenza, una promessa di fedeltà a valori integri e un appello alla comunione tra solitudini affini. E' una canzone di protesta e allo stesso tempo uno stimolo alla riflessione; un'analisi dell'attualità, non urlata, ma proposta con strumenti acustici, che ho suonato proprio da solo. Ho mescolato uno sguardo sociale ad atmosfere ipnotiche affini alla musica delle radici, nella migliore tradizione d'oltreoceano, tutto accompagnato da un videoclip di immagini vintage, che sottolineano il concetto di alienazione dalla propria terra di origine, dalle proprie tradizioni, dal proprio "piccolo mondo".
Volevo analizzare il concetto di smarrimento e di solitudine figlio di questa nostra modernità. La riflessione è intensa, ma la soluzione non è triste: Sono Solo non è una canzone di resa. La soluzione che intravedo è l'unione tra coloro i quali, pur tra mille difficoltà contemporanee, mantengono uno sguardo e una percezione puri della vita.

Com'è nato "Sono solo"?
Sono solo nasce da una riflessione personale, come dicevo. Quante volte capita di non riconoscersi nei modelli dominanti, nelle rete sociale in cui viviamo, o semplicemente nella fretta, nella superficialità, nella disattenzione, nell'egoismo e nell'edonismo sempre più attuali? Se non si aderisce a un modello diffuso si corre il rischio di sentirsi soli. Ma la solitudine è anche propedeutica a una presa di coscienza di sé, alla ricerca della verità, cui segue auspicabilmente una più profonda presa di coscienza di chi ci circonda.
La stessa solitudine che ci colpisce direttamente, forse, è la stessa che provano altre persone, poco più lontane da noi. Capire questo è un ottimo passo per riconoscersi in altri, per scoprire quanti altri "resistono" proprio come noi. Sono un "nostalgico dal cuore fuorilegge", come dice il testo e so bene di cosa parlo: so cosa significhi e che sacrifici comporti, ad esempio, fare musica in Italia senza compromessi, fuori dalle leggi dominanti del mercato, senza strizzare l'occhio alla moda o al commercio, senza vendersi, in un paese in cui la cultura è un bene di lusso, o, più correttamente, un pericolo per le coscienze. In fondo, se oggi non sei tu stesso un bene di consumo non hai quasi senso di esistere. Ciò è drammatico. Da questo flusso di pensieri ed emozioni è nato il brano, in pochissimo tempo, chitarra e voce. E a Sono Solo faranno seguito altri brani che esprimono il mio stato d'animo, con musica e parole.

Hai collaborato con tanti artisti italiani e internazionali. Con quale artisti ti piacerebbe collaborare?
Per un artista che si è sempre mantenuto libero, il mio curriculum di collaborazioni ha quasi dello straordinario, solo per citarne alcune a cui sono più legato Maud e Garth Hudson di The Band, Peter Walsh (Peter Gabriel, Simple Minds, Miguel Bosè) Niccolò Fabi, Cristina Donà, Massimo Bubola, Eric Bibb, Guy Davis, Otis Taylor, Bob Brozman, Bob Margolin (Muddy Waters Band), Ponty Bone (The Clash, Tom Petty & The Heartbreakers, Joe Ely), Rob Paparozzi (The Original Blues Brothers Band, Blood Sweat and Tears), Andy White, Maxophone, Ernesttico Rodriguez (Pat Metheny, Pino Daniele, Eros Ramazzotti, Jovanotti), Maurizio Camardi (Antonella Ruggiero, Paolo Fresu), Piero Monterisi (PFM, Daniele Silvestri, Max Gazzè), Lightin' Malcolm, Ronnie Jones, PLion, Fabio Treves, Fabrizio Poggi & Chicken Mambo, Turututela, Massimo Carlotto, Davide Sapienza. Ciò che ho fatto non è mai stato frutto di accordi a tavolino o di strategie di marketing. Non è mai stato il parto di qualcuno che ha studiato per me la mossa vincente per rendermi à la page. Sono sempre stati puri incontri di persone e di arte.
L'elenco degli artisti che stimo e ammiro in Italia e all'estero è lunghissimo, ma ciò che importa è che qualunque sia il mio prossimo incontro artistico esso avvenga con gli stessi presupporti di sempre: all'insegna del rispetto e della comprensione. La mia porta è aperta.

Nella tua carriera hai spaziato tra vari generi musicali. Quale genere ti rappresenta di più?
Ogni passo della mia carriera mi rappresenta ed è imprescindibile. Il blues è la mia radice musicale, il primo genere che abbia suonato professionalmente in Italia e all'estero. Ho avvicinato il progressive rock grazie alla call come session man in una band culto del genere, i Maxophone. Ho fatto esperienza con il pop, con il rock e con la musica popolare, con artisti di spicco, ho prodotto musiche per il teatro, sonorizzazioni e ho sperimentato il connubio tra musica e arti visive e letteratura, binomio che mi affascina molto. Senza queste esperienze non sarei giunto ai miei due percorsi attuali, che comprendono anche ciò che sono stato: la musica sperimentale/ambient dei miei dischi strumentali e il folk rock/alternative rock dei miei brani da cantautore.

Quali sono i prossimi progetti sui quali stai lavorando?
Certamente proseguirò la mia attività consueta di chitarrista e arrangiatore, partecipando, come sempre, solo a quei progetti che ritengo interessanti e a me vicini. Il 2019, però, confermerà soprattutto la mia scelta artistica di compositore di musica strumentale e di cantautore. Ho infatti già concluso la realizzazione del mio nuovo disco strumentale, seguito ideale del precedente Wild, che vedrà la luce a breve. Si intitolerà Cosmos e la copertina nasce da una collaborazione con l'artista Alessandro Busci.
Per quanto riguarda il mio cammino da cantautore, sto supportando Sono Solo, che invito ad ascoltare e a guardare su Youtube e a questo primo singolo farà seguito, sempre nel 2019, un nuovo singolo, già pronto alla pubblicazione. Tutte le informazioni del caso saranno pubblicate sul mio sito internet: www.francescogarolfi.it e sulle mie pagine social facebook, instagram etc.